In base alla tipologia di massaggio possiamo apportare differenti benefici all’individuo. Ogni trattamento si differenzia e, quindi, si caratterizza per:
- Durata
- Intensità
- Ritmo
- Tecnica
- Principi fisiologici
- Luogo anatomico di applicazione
La durata è fondamentale in quanto il tessuto necessita di una stimolazione più o meno lunga per ottenere i vari cambiamenti che vogliamo apportare o che vorremmo che il corpo apporti in autonomia divenendo noi semplicemente un mero input esterno affinché il Sistema si risani da solo.
Un massaggio decontratturante non potrà durare pochi istanti poiché l’attivazione del Sistema Nervoso Parasimpatico necessita di un tempo maggiore rispetto al suo antagonista Ortosimpatico. Un’azione di inibizione muscolare non potrà essere istantanea e per questo prima di approcciarci all’utente dovremo considerare sempre il tempo che abbiamo a disposizione poiché un trattamento dalla durata inferiore rispetto al necessario potrà sortire anche effetti opposti.
L’intensità è un fattore realisticamente determinante per differenziare i vari possibili trattamenti. Un massaggio linfodrenante sarà caratterizzato da un’intensità che permetta al tessuto di drenare e respirare. Un’azione troppo intensa rischierebbe di infiammare il luogo fisico del trattamento ed ottenere l’effetto contrario ovvero ristagno linfatico. Lo stesso per il miglioramento del ritorno venoso e/o del ripristino del microcircolo.
Ricordiamoci sempre che ci approcciamo ad essere viventi che necessitano di beneficiare del nostro trattamento e che questo deve essere sostenuto da evidenze scientifiche e nozioni anatomiche reali ecco perché è fondamentale studiare l’anatomia e la fisiologia umana, per poter essere utili all’utente che ci sceglie.
Sebbene l’intensità sia un elemento essenziale resta a parer mio secondario al ritmo in ordine di importanza. Infatti, un massaggio pre-partita con scarsa intensità ma con un ritmo corretto sortirà un effetto non necessariamente nocivo alla performance cosa contraria quasi di certo per lo stesso trattamento impostato con una corretta intensità ma dallo scarso ritmo.
Ritmo. Si, è davvero fondamentale per l’attivazione maggiorata del Sistema Nervoso Vegetativo (SNV) che vogliamo che prevalga durante la nostra stimolazione manuale. Un massaggio decontratturante svolto con eccessivo ritmo difficilmente apporterà i benefici che avevamo preventivato inizialmente. Lo stesso vale per un’attivazione muscolare pre-gara svolta con un ritmo bassissimo: rischiamo di incidere negativamente sulla prestazione e, evidenze alla mano, potremmo anche sottoporre il Sistema ad una facilitazione all’infortunio.
In principio era il Ritmo, tutto è stato fatto da lui, senza di lui nulla è stato fatto.
(Serge Lifar)
Con il termine “tecnica”, intendiamo che la diversa tipologia di approccio determina un risultato differente. Un approccio fasciale rispetto ad uno manipolativo articolatorio provocherà una reazione Sistema notevolmente dissimile. Ecco perché nei prossimi capitoli andrò ad argomentare le caratteristiche di alcune forme di massaggio consigliando quale usare e quando.
È ovvio che bisogna oltre che sapere “quale” metodo usare anche il “come” è vitale. Dunque, carta, penna, evidenziatori e studiate quanto stiamo per approfondire.
Senza i principi fisiologici sui quali si basa la vita umana non possiamo studiare e capire quali effetti apporta il nostro contributo per effetto del nostro trattamento. per far questo bisogna solo studiare. Maggiori conoscenze possediamo e altamente più elevata è la nostra capacità di aiutare lo sportivo che abbiamo sotto le mani.
Tutte le cose sono belle in sé, e più belle ancora diventano quando l’uomo le apprende. La conoscenza è vita con le ali.
(Khalil Gibran)
È evidente come in base alle caratteristiche anatomiche del distretto tissutale che andremo a trattare potremo avvalerci di diverse tecniche manipolative. Un drenaggio venoso cervicale dovrà necessariamente fondarsi sulla stretta anatomia rachidea e non potrà avvenire nella stessa modalità, intensità e ritmo con cui dreniamo un polpaccio ad esempio per mezzo dell’apertura del cavo popliteo. Ecco, perciò, che il luogo anatomico di applicazione dell’approccio determinerà anche la modalità di esecuzione delle tecniche, l’intensità ed il ritmo.